Il monte Carmelo, situato nel territorio israeliano, appartiene ad una catena montuosa lunga circa 40 km e larga 8, che parte dalla zona dell’Alta Galilea, e che con la sua parte terminale, più rocciosa e selvaggia, domina il golfo di Haifa, incuneandosi tra la pianura di Esdrelon, e il Mare Mediterraneo.

Nell’Antico Testamento troviamo il Monte Carmelo legato alla figura del profeta Elia. Esattamente nel Primo Libro dei Re, è scritto infatti che il profeta raccolse sul Monte Carmelo, una comunità di suoi discepoli. E proprio su questo monte (in aramaico Carmelo significa “giardino”), egli vinse la famosa sfida contro i sacerdoti del dio Baal, per ottenere la pioggia: in quel periodo una grave siccità tormentava la zona; il Dio che avesse procurato per primo la pioggia sarebbe stato considerato da tutti come il Dio vero.

Provarono i sacerdoti di Baal, ma senza alcun risultato. Elia allora si ritirò in preghiera, e subito dopo aver implorato il Dio di Israele, sull’orizzonte lontano apparve una nuvoletta, dalle dimensioni di una mano d’uomo, la quale a poco a poco si dilatò fino a coprire tutto il cielo, facendo precipitare a terra una pioggia torrenziale.

In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.

La storia ci racconta che subito dopo la seconda crociata (1147-49) sulle pendici del Carmelo, alcuni ex crociati provenienti dall’Europa – molti dei quali erano monaci cistercensi, appartenenti a comunità monastiche occidentali, che avevano raggiunto la Terra Santa come combattenti su invito di san Bernardo - fondarono una loro comunità religiosa, e secondo il loro costume, in mezzo alle loro celle costruirono un piccolo oratorio in onore della Vergine Maria.

Essendo peraltro il loro ordine molto devoto a Maria, decisero di chiamarsi “Frati (fratelli) della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”.

Nel giro di pochi anni il numero di questi monaci si moltiplicò a vista d’occhio, al punto che questa nuova realtà “carmelitana”, non poteva più passare inosservata, e pertanto questi contemplativi, chiesero ad Alberto di Vercelli, l’allora patriarca latino di Gerusalemme (1206-1214), di essere riconosciuti ufficialmente come comunità monastica, ottenendo da lui, per iscritto, anche una Regola (Regola primitiva), il cui testo originale è andato smarrito.

Successivamente, intorno al 1230, completamente isolati dall’occidente a causa del crollo del Regno latino di Gerusalemme e oppressi dall’atteggiamento sempre più ostile degli occupanti saraceni, gli eremiti del Monte Carmelo emigrarono in Occidente e si stabilirono alcuni in Italia, in particolare nella Sicilia, alla periferia di Messina, altri nel meridione (a Napoli e Bari) e nel centro (a Firenze), altri ancora in Francia, a Valenciennes, ed in Gran Bretagna, nel Kent.

Tutte queste nuove realtà contribuirono a diffondere in maniera determinante il culto di Colei che è stata identificata dal profeta Isaia come “la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron(Is 35,2).

Questi monaci di estrazione eremitica, una volta raggiunte le nuove sedi, si trovarono nella necessità di chiedere l’approvazione papale del loro ordine, fino ad allora riconosciuto dal solo sant’Alberto, Patriarca di Gerusalemme.

E questo costituiva un serio problema, poiché Papa Innocenzo IV, regnante in quegli anni, non gradiva il diffondersi di nuovi ordini monastici di vita contemplativa, stante l’urgente necessità per la chiesa di elementi di vita attiva da destinare alla predicazione e alla vita missionaria, sullo stile di quei movimenti legati al “francescanesimo”, ai quali il Papa guardava con simpatia.

D’altra parte le reclute più recenti dei carmelitani, che non avevano molti ricordi della vita monastica sulla montagna santa, facevano pressioni sull’Ordine, affinché adottasse un ruolo attivo di studio e di predicazione, sul modello appunto dei frati mendicanti.

L’artefice del cambiamento fu san Simone Stock, carmelitano inglese, eletto generale dal capitolo dell’Ordine tenutosi nel 1247.

Benché egli stesso provenisse dal Monte Carmelo, Simone si piegò alle insistenti richieste dei suoi monaci per l’adozione di una vita di apostolato attivo nelle città, e chiese a papa Innocenzo IV un suo personale intervento, che modificasse la Regola del patriarca Alberto, adattandola alla nuova realtà.

Innocenzo IV nominò una commissione per approfondire il caso, e sulla base del rapporto di questa Commissione, promulgò una Costituzione che modificando la Regola originale, autorizzava l’Ordine, purché desse vita a nuovi insediamenti non più in luoghi solitari e deserti, ma in qualsiasi luogo adatto, comprese ovviamente le città, e che i suoi componenti conducessero una vita attiva; praticamente trasformò la vita eremitica dell’Ordine Carmelitano in una vita monastica cenobitica, comunitaria, facendogli adottare un ruolo pastorale completamente attivo, simile a quello degli ordini mendicanti. Pertanto i “monaci” carmelitani si trasformarono in “frati”.

Con il tempo, questa radicale metamorfosi inizialmente molto sofferta, si rivelò essere il motivo determinante di una ripresa dell’Ordine su scala internazionale. Ben presto nuovi insediamenti sorsero in tutta Europa, soprattutto, dopo l’Italia, anche in Inghilterra, in Francia, in Spagna. Una ripresa rigogliosa, che i frati carmelitani hanno sempre attribuito alla determinante protezione della Vergine del Carmelo.